mercoledì 27 novembre 2013

Goodbye, I love you

I was wrong,
Now I'll never see your face anymore
Oh my Love,
I'd give anything for one more day with you
Sarebbe stato terribilmente furioso, lo sapeva, ma doveva farlo.
Dopo le cose terribili che aveva visto, dopo tutto quello che lui aveva fatto per lei, semplicemente glielo doveva.
Non poteva perderlo.
Non poteva.
Non lui.
* * *
Il viaggio in macchina era stato breve.
Dal momento esatto in cui lo avevano caricato sull’auto, si era formato un inspiegabile nodo intorno allo stomaco.
Qualcosa non andava.
Fu prelevato dalla macchina e letteralmente buttato fuori.
I polsi erano ancora legati, e il cappuccio sul volto gli rendeva quasi impossibile respirare o riuscire a vedere qualsiasi cosa.
Solo quando colpì in pieno una pozzanghera e l’acqua gelida lo fece sussultare, si ricordò che era a piedi nudi.
Ma non gli importava, avrebbero potuto anche farlo strisciare sulle ginocchia, non gli sarebbe importato. Tutto quello che contava era tornare a casa.
Tutto quello che contava era tornare da Chloe.
* * *
La macchina si fermò.
Sentì lo sportello aprirsi e qualcuno tirarla fuori dall’auto.
Le diedero una piccola spinta. Sospirò e iniziò a camminare.
Doveva essere più o meno a metà del tragitto quando sentì qualcuno camminare nella sua direzione. Il cuore iniziò a martellarle nel petto.
Non aveva alcun dubbio.
Era lui.
* * *
Camminava dritto davanti a sé barcollando un po’.
Le ferite erano ancora troppo fresche e il dolore era straziante.
Dopo qualche passo, sentì qualcuno proveniente dalla direzione opposta, sbattere contro il suo braccio.
Si accigliò, c’era qualcosa di strano.
L’altra persona si irrigidì e dopo un breve istante, proseguì a passo spedito.
Il battito cardiaco si fece irregolare. Stava succedendo qualcosa.
Si voltò ma era inutile, intorno a lui tutto era buio.
* * *
Trattenne il respiro, cercando di non emettere alcun suono.
Non doveva dare il minimo segnale della sua presenza.
Se se ne fosse accorto avrebbe fatto di tutto per fermarla, e questo lei non poteva permetterlo.
E poi sentì il corpo di Oliver contro il suo.
Rimase paralizzata.
Si lasciò sfuggire un sospiro, quanto avrebbe voluto vedere il suo viso, sentire il suo tocco, anche solo per un breve istante.
Quanto avrebbe voluto la possibilità di dirgli almeno addio.
Strinse le labbra immediatamente. Se la razionalità non avesse prevalso, avrebbe fatto qualcosa di totalmente stupido come fermarlo o buttargli le braccia al collo e dirgli quanto lo amava, e quanto fosse stata cieca a non accorgersene prima.
Ma fu solo un attimo. Riprese immediatamente a camminare.
Non poteva guardarsi indietro,non poteva cedere a quella voce che dentro di sé le urlava di non andare avanti.
No poteva fermarsi.
* * *
L’uomo seduto al volante mise in moto l’auto.
Era finita. Era al sicuro.
Eppure non ne era sollevato.
Un’orribile sensazione pervase ogni fibra del suo corpo.
Deglutì a fatica, c’era qualcosa di molto sbagliato in tutto questo.
* * *
Era finita. Oliver era al sicuro.
E questo era tutto ciò che contava.
Una piccola lacrima le rigò la guancia.
Si voltò verso il finestrino e vide l’altra macchina ripartire.
“Addio Oliver, ti amo”

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